Risparmio, ai massimi la propensione a investire degli italiani
Osservatorio Anima: la capacità di risparmio si conferma elevata e in crescita. E aumenta l'interesse per i prodotti finanziari, che superano il mattone nella classifica dei preferiti
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Un confronto interassociativo di grande rilevanza quello che si è svolto in occasione del Forum Enpaia 2022 per discutere di come il sistema previdenziale italiano dovrà evolvere per rispondere alle sfide di lungo periodo poste da cambiamenti sociali secolari. Nell’annuale appuntamento promosso dall’Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura hanno infatti discusso del tema, tra gli altri, Cinzia Tagliabue, vicepresidente di Assogestioni, Bianca Maria Farina, presidente di Ania, Mauro Marè, presidente di Mefop, e Alberto Oliveti, presidente di Adepp.
Il punto di partenza della riflessione è la consapevolezza di trend consolidati, in primis l’innalzamento dell’età media della popolazione nei Paesi sviluppati, che cambieranno nel prossimo futuro la portata del fabbisogno del sistema pensionistico italiano, ma non solo. “Viviamo una sorta di paradosso”, ha affermato Cinzia Tagliabue, vicepresidente di Assogestioni, sottolineando una serie di stime demografiche che andranno ad impattare fortemente il contesto previdenziale: “Si prevede che nel 2050 la popolazione globale sarà aumentata di oltre 2 miliardi di persone rispetto ad oggi. Al contrario le economie mature stanno vivendo una continua decrescita della popolazione. L’Italia passerà dai 59,6 milioni di abitanti nel 2020 ai 58 milioni nel 2030, fino a 54,1 milioni nel 2050. Secondo l’Istat, nello scenario peggiore, questo si potrebbe tradurre nella perdita di un terzo del PIL nel 2070. Da qui l’urgenza di presentare proposte concrete sul fronte della previdenza, anche in ragione del progressivo invecchiamento della popolazione”, ha dichiarato.
“In un contesto in cui tutti i comparti del welfare sono sotto pressione è strettamente necessario reperire risorse aggiuntive se vogliamo mantenere l’adeguatezza del sistema”, ha sostenuto Bianca Maria Farina, presidente di Ania, ricordando anche i risvolti della pandemia da Covid-19 sullo stato della sanità. In materia previdenziale questo significa primariamente, secondo Farina, aumentare la quota di adesioni alla previdenza complementare “che oggi si attesta nel nostro Paese ad un insufficiente 25% circa”. “Troppo poche”, ha rimarcato Tagliabue, segnalando come Assogestioni abbia portato nelle sedi istituzionali progetti molto dettagliati per riformare il contesto normativo in ottica di crescita del secondo pilastro previdenziale.
Tra le proposte dell’Associazione esposte dalla vicepresidente, un accompagnamento più deciso verso un percorso di adesione alla previdenza complementare, il superamento dell’obbligatorietà di utilizzare schemi di gestione resi obsoleti dalle condizioni di mercato, con particolare riferimento alla storia recente delle linee garantite se confrontate con più moderne opzioni come le strategie di investimento life-cycle, e l’ammodernamento del quadro fiscale che nel complesso è considerato non sufficientemente favorevole per chi vuole allocare risorse in vista del proprio futuro pensionistico. Completa la visione dell’Associazione anche la necessità del superamento del sistema delle rendite e ampliamento del numero delle opzioni di erogazione delle prestazioni, analogamente a quanto previsto dalla normativa europea PEPP.
“Il tutto”, ha specificato Tagliabue, “dovrebbe accompagnarsi ad un’attività di comunicazione massiva su questi temi, propedeutica a una nuova e grande campagna di adesione”, esprimendo inoltre la convinzione che queste riforme mirate abbiano il potere non solo di aumentare il benessere dei risparmiatori ma anche di contribuire alla maturazione del mercato dei capitali del Paese, sbloccando, inoltre, una maggiore capacità di investimento sui mercati privati, piccole e medie imprese e infrastrutture. Infine, ha ricordato la vicepresidente di Assogestioni, che a tal proposito risultano fondamentali “formazione e informazione, facendo un ragionamento a livello scolastico, già dalla scuola dell’obbligo”.
Proprio il tema della corretta allocazione delle risorse in funzione di supporto alla ripresa è stato al centro dell’intervento di Alberto Oliveti, presidente Adepp, che ha ribadito l’importanza di “incoraggiare la crescita del Paese mettendo in circolo la ricchezza privata”, mentre Mauro Marè, presidente Mefop, ha indicato un ulteriore aspetto su cui la previdenza complementare avrebbe la possibilità di trasformarsi da problema a risorsa se correttamente supportata. “Discutere dell’età pensionabile è un falso problema”, ha affermato Maré, individuando il vero nodo irrisolto dal punto di vista sociale nel conflitto generazionale in atto. “In questa prospettiva”, ha dichiarato, “la previdenza complementare ha un vantaggio, quello di favorire un meccanismo di redistribuzione fra le diverse generazioni e incentivare gli investimenti volti a generare effetti positivi sulla crescita economica”.
Nell’ottica di far confluire risorse per la crescita del Paese appare necessario immaginare, secondo Maria Farina, anche un connubio tra investimenti pubblici e privati. D’accordo Tagliabue, che aggiunge: “All’incentivo del Pnrr, bisognerebbe abbinare il pubblico al privato, sapendo che su determinati temi come la sostenibilità e la trasformazione digitale, il pubblico non ha sufficienti risorse”.
Il mondo delle associazioni chiede, quindi, un cambio di passo sulla previdenza complementare. Un atto, avverte Oliveti, per cui serve una “visione politica a lungo termine”.
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