Pronta una campagna di comunicazione mondiale, che interesserà anche l’Italia, per far conoscere le caratteristiche di una delle case di investimento più antiche e più grandi al mondo. Con Anna Albini, business development manager per la clientela wholesale di Wellington Management in Italia, scopriamo il volto dell’asset manager con sede centrale a Boston e masse per oltre 1.200 miliardi di dollari
Anna Albini, business development manager per la clientela wholesale di Wellington Management in Italia
Più di 8 miliardi di euro in gestione sul mercato italiano con relazioni storiche nel segmento istituzionale, una concentrazione specifica su quello wholesale nella fase attuale e una prospettiva di allargamento al retail grazie ad accordi con le principali reti di consulenza.
Da oltre 20 anni presente nel nostro Paese, Wellington Management, tra le case di gestione più antiche al mondo (la sua fondazione risale al 1928 negli Stati Uniti) e con un patrimonio complessivo di più di 1.200 miliardi di dollari, ha rotto gli indugi e deciso di puntare sull’allargamento della base di clientela in Italia aprendo un ufficio a Milano nel 2021, nonostante la pandemia.
“Il nostro business italiano”, spiega Anna Albini, business development manager di Wellington Management, “è oggi particolarmente concentrato sull’azionario in termini di asset class e sulle soluzioni di sub-advisory per quanto riguarda l’accesso del mercato alle nostre strategie”.
Guadagnare visibilità
Proiettandosi oltre la situazione attuale, ciò che descrive Albini per il futuro ha le caratteristiche di un vero e proprio cambio di passo. “Un obiettivo che stiamo perseguendo a livello globale è quello di far conoscere sempre di più il brand Wellington Management, mentre più specificamente per l’Italia vogliamo migliorare la conoscenza dei nostri clienti delle strategie obbligazionarie e alternative”.
Se dunque la decisione di focalizzarsi su altre aree di business oltre la sub-advisory si configura come una scelta di Gruppo che interessa il business della società a livello globale, più specifico risulta l’obiettivo di diversificare su tutta la gamma prodotto la domanda degli investitori italiani. “Ad oggi il 65% delle nostre masse in Italia è su strategie e mandati azionari, in particolare equity globale, Stati Uniti o settoriale, e il 35% su fixed income”, rivela. Il breakdown di Gruppo vede una quota ben più significativa su reddito fisso a cui si aggiunge il multi-asset ed una quota minore di strategie su mercati privati.
La filosofia di gestione
“Solidità e storicità nel campo della gestione attiva sono le nostre caratteristiche principali”, afferma Albini, sottolineando come carattere distintivo la natura di private company di Wellington Management. “Nonostante le nostre dimensioni non siamo quotati in Borsa ma di proprietà di 192 partner che sono dipendenti della società”, specifica. “Questo permea tutta la nostra attività e significa orientamento al lungo periodo, allineamento di interessi con i clienti e capacità di attrazione e retention di talenti”, afferma.
Sempre con riferimento alla cultura aziendale, un ulteriore carattere distintivo è costituito dal ruolo di gestori e analisti e dalle modalità di remunerazione. “Non esiste in Wellington il ruolo del chief investment officer ma ogni gestore e analista è incentivato a sviluppare in totale autonomia e condividere le proprie convinzioni”, sottolinea Albini. “Siamo in sostanza un insieme di più di 50 boutique interne indipendenti che si interfacciano costantemente per costruire le migliori soluzioni di investimento per i nostri clienti”.
Ogni giorno per oltre 60 anni
Particolarmente interessante in tal senso la storica tradizione del Morning Meeting di Wellington Management che dal 1958 vede riunirsi ogni giorno gestori e analisti per condividere view di mercato e valutazioni su settori e contesto macroeconomico. Un pool di professionisti che, altra specificità, non è remunerato in relazione alle masse gestite ma unicamente in base alla performance, cioè sull’extra rendimento ad uno, tre e cinque anni (con concentrazione sulla finestra tre-cinque anni).
La figura del global industry analyst, infine, da cui proviene l’attuale CEO globale Jean Hynes, è una delle peculiarità dell’azienda. Si tratta di professionisti dedicati ad un singolo settore che oltre a svolgere attività di ricerca, investono e gestiscono strategie, sui comparti economici di competenza, per un totale di oltre 100 miliardi in gestione.
Il momento di mercato e i focus del futuro
I driver di crescita di Wellington Management individuati per il futuro sono sintetizzati da Albini nell’allargamento della gamma sui mercati privati e nel focus sulle strategie sostenibili.
“Abbiamo ad oggi sei fondi UCITS classificati come articolo 9 secondo la normativa SFDR mentre il 90% della gamma UCITS è articolo 8, ma la nostra attività sul tema è estremamente organica e interessa tutta l’attività di analisi e gestione”, afferma. “Abbiamo”, spiega, “un’intera piattaforma dedicata al tema del cambiamento climatico che si avvale di una partnership con il Woodwell Climate Research Centre per riuscire a tradurre in termini finanziari gli effetti delle dinamiche ambientali”. “Un tema per noi centrale”, prosegue Albini, “che ci ha portato ad essere tra i fondatori della Net Zero Asset Manager Initiative che rappresenta uno dei più importanti progetti in ambito finanziario per contribuire al raggiungimento degli obiettivi degli Accordi di Parigi”. “Grande attenzione”, conclude la business development manager di Wellington Management, “è posta inoltre al tema della stewardship, particolarmente importante per un asset manager attivo e su cui abbiamo costruito strategie di investimento che consentono ai clienti di esporsi al mercato con obiettivi di sostenibilità di cui ci facciamo portatori nei confronti del management delle società in cui investiamo”.
Rappresentano fino al 40% dei clienti private ma non hanno le competenze per affrontare temi che potrebbero aumentare ulteriormente il contributo dei banker. Formazione, tecnologia, nuove generazioni e istituzioni: dal XIX Forum Aipb, la ricetta per estrarre valore dalla categoria
L’80% dei giovani investitori italiani ha poca fiducia nelle proprie capacità e cerca una guida. Ma la metà degli advisor ritiene che il 35% non li segue o non trovi valore nei servizi offerti. La survey Mfs
Dopo il lancio della piattaforma di brokeraggio a commissioni ridotte, la fintech tedesca arricchisce l’offerta in Italia con la distribuzione degli iShares iBonds di BlackRock. Un progetto che proietta le ambizioni del gruppo verso nuovi obiettivi
Nell’intervista al managing director del desk italiano della società svizzera, le caratteristiche di un’offerta distintiva che punta agli ‘affluent’. Ma con un approccio da ‘private’
“Nell'attuale scenario di incertezza, con i tassi di interesse che probabilmente rimarranno alti a lungo, gestire la duration è cruciale per contenere il rischio e può anche offrire interessanti opportunità di rendimento” afferma Ilaria Pisani, head of ETF, Indexing & Smart Beta Sales di Amundi SGR
Sono sempre più numerosi ma spesso non vengono scelti in base alle competenze nè sono autorizzati. Ecco perchè, in molti casi, finiscono per distruggere ricchezza. E tra le Autorità di vigilanza cresce l'apprensione
Fideuram Direct raccontata da Carlo Messina, ceo del gruppo Intesa Sanpaolo. “Si tratta di uno spazio autonomo per il cliente che però non tralascia il ruolo del consulente”
Il settore è solido ma occorrono approcci nuovi e più advisory. Per Passera (Illimity), “sarà l'innovazione a fare da spartiacque”. Geertman (Banca Ifis) “Superata la sfida del fintech”. E su quella delle big tech Belingheri (Bff) intravede un tema regolatorio. Credit crunch? “Non ci sarà”
Rendimenti reali e rischi specifici i concetti sui cui insistere per comprendere i limiti di una scelta di investimento che non può trasformarsi nella sola e unica opzione. “È il momento di diversificare anche se sembra non ce ne sia bisogno”, spiega il vicedirettore generale e chief investment officer della Sgr del Gruppo BCC Iccrea
Sondaggio Moneyfarm: il 65% si sente preparata e il 77% è interessata ad approfondire le conoscenze. Nove su dieci voglio gestire in prima persona i propri soldi, il 49% con l’aiuto di un consulente
Charlie Jewkes, head of Global Wealth di Aviva Investors, dialoga con FocusRisparmio sul futuro del business della gestione del risparmio. “Coerenza e capacità di comunicare il brand saranno decisivi. Per un asset manager spiccatamente Esg sarà, inoltre, centrale saper fornire al cliente un’esperienza in linea con le preferenze espresse in termini di sostenibilità”
Iscriviti per ricevere gratis il magazine FocusRisparmio